San Francesco

Francesco, noto come l'”apostolo della povertà“, nacque ad Assisi da una famiglia ricca e privilegiata. Ricevette un’educazione nella scuola parrocchiale di San Giorgio e dimostrò abilità negli affari grazie alle lezioni della madre e conosceva la lingua provenzale.

Nel 1197, con la morte dell’imperatore Enrico IV e l’elezione del papa Innocenzo III, il quale sosteneva il potere universale della Chiesa, il controllo su ducato di Spoleto e Assisi passò al Papa. Ciò causò una ribellione contro la nobiltà che si rifugiò a Perugia, scatenando una rivalità tra Perugia e Assisi. Francesco partecipò a questa lotta, ma gli assisiani furono sconfitti e Francesco stesso fu catturato. Venne liberato pagando un riscatto considerevole, ma la prigionia minò la sua salute. Questa esperienza segnò un cambiamento profondo in lui, e il suo interesse per la ricchezza e la spensieratezza svanì.

Decise di unirsi all’esercito di Brenna come cavaliere in Puglia, ma durante il viaggio fu colpito da una strana malattia. In una notte, ebbe un sogno che lo spinse a tornare ad Assisi. Il padre lo accolse preoccupato, ma nonostante il suo impegno nella pietà e nella meditazione, Francesco sentiva di non servire il Signore nel modo appropriato. Iniziò un pellegrinaggio a Roma, ma tornò deluso. Continuò le sue opere caritatevoli e finalmente ebbe un’esperienza spirituale mentre contemplava un crocifisso nella chiesa di San Damiano. Sentì che era suo dovere riportare quell’edificio al suo antico splendore.

Così, Francesco si mise all’opera e iniziò a riparare personalmente la chiesa, utilizzando anche i fondi del padre. Quando questi denunciò Francesco come uno sperperatore di beni familiari, Francesco rispose denudandosi in pubblica piazza e restituendo i suoi abiti al padre. Il vescovo di Assisi, Guido II, lo coprì con un mantello a significare la sua protezione.

Successivamente, Francesco si unì ai frati benedettini, ma capì presto che quella non era la sua vocazione. Decise di vagabondare per le strade di Assisi, aiutando i poveri e i malati di lebbra, e dedicandosi alla ricostruzione di chiese.

Nell’aprile del 1208, durante la celebrazione della Messa presso la Porziuncola, Francesco ebbe una rivelazione. Ascoltando la lettura del Vangelo sulla missione degli Apostoli, comprese che quelle parole si riferivano a lui. Questo momento segnò una svolta nella vita di Francesco, che decise di seguire la via apostolica indossando un abito frugale, cingendo i fianchi con una corda e coprendo il capo con un cappuccio, oltre a camminare scalzo.

In un’epoca in cui la Chiesa era corrotta da ecclesiastici indegni e la società feudale era caratterizzata dalla violenza, Francesco non prese posizioni critiche, ma si rivolse sempre alla Chiesa con animo devoto e obbediente, predicando la pace, l’uguaglianza, il distacco dalle ricchezze e l’amore per la dignità della povertà e per tutte le creature di Dio. La sua opera si svolgeva al di fuori della diocesi, e il vescovo di Assisi li seguì con interesse e permise loro di predicare.

In un’epoca in cui la Chiesa era corrotta da ecclesiastici indegni e la società feudale era caratterizzata dalla violenza, Francesco non prese posizioni critiche, ma si rivolse sempre alla Chiesa con animo devoto e obbediente, predicando la pace, l’uguaglianza, il distacco dalle ricchezze e l’amore per la dignità della povertà e per tutte le creature di Dio. La sua opera si svolgeva al di fuori della diocesi, e il vescovo di Assisi li seguì con interesse e permise loro di predicare.

Francesco e i suoi compagni si riunivano in una capanna vicino alla città, conducendo una vita di semplicità e povertà. Il vescovo consigliò loro di recarsi a Roma e chiedere al Papa di approvare la proto-regola dell’Ordine dei Frati Minori, che fu approvata verbalmente. Così nacque l’Ordine dei Frati Minori, e Francesco fu ordinato diacono.

Tuttavia, la sua opera non si limitava ai credenti. Francesco cercò di diffondere il Vangelo anche tra i non credenti, in particolare tra i saraceni, i musulmani dell’epoca, con i quali c’erano tensioni. Inviò i frati in Spagna e in Marocco, dove furono condannati a morte, poi graziati dal sultano, ma successivamente imprigionati, flagellati e decapitati.

Francesco tentò personalmente una missione in Marocco, ma si ammalò durante il viaggio e fu costretto a tornare. Non si arrese e fece altri due tentativi, l’ultimo dei quali lo portò in Palestina, dove fu accolto dal sultano egiziano. Nonostante il sultano non si convertì, lo ascoltò con interesse, riconoscendo che il dialogo basato sull’amore poteva essere possibile tra le due religioni.

Nel 1220, l’Ordine dei Frati Minori, fondato da Francesco, stava crescendo rapidamente in tutta Italia. Questa crescita portò con sé sfide organizzative e formative che richiedevano l’attenzione di Francesco. Fece così alcune concessioni sulla proprietà, offrendo maggiore flessibilità ai frati. La nuova regola ribadiva i principi della povertà, del lavoro manuale, della predicazione e della missione tra i non credenti, ma consentiva anche ai frati di avere case di formazione per i novizi. 

Tuttavia, il momento più significativo nella vita di Francesco avvenne il 14 settembre, durante la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, quando ebbe una visione del serafino con ali di fuoco e luce che gli mostrò l’immagine di un uomo inchiodato alla croce. Questa visione lasciò un’impronta profonda nel cuore e nel corpo di Francesco, che fu il primo nella storia della Chiesa cattolica a ricevere il miracolo delle stimmate.

Dopo essersi rifugiato a San Damiano, Francesco compose il celebre “Cantico di frate Sole” o “Cantico delle Creature“, in cui esprimeva il suo amore per tutte le creature di Dio. Durante questo periodo, Francesco dettò anche il suo “Testamento”, un ultimo messaggio d’amore rivolto ai suoi figli, affinché rimanessero fedeli alla povertà.

Nel corso degli anni, la sua vita di povertà e penitenza aveva gravemente compromesso la sua salute. Grazie all’intercessione del cardinale Ugolino e di frate Elia, accettò di sottoporsi alle cure dei medici della corte papale, ma invece di migliorare, contrasse l’idropisia. Dopo una breve sosta a Bagnara, sulle montagne vicino a Nocera Umbra, i frati si accorsero che le condizioni di Francesco stavano peggiorando. Decisero quindi di portarlo ad Assisi, come richiesto dal santo, e di farlo riposare nella sua amata Porziuncola. Fu lì, disteso sulla terra nuda, che Francesco morì recitando il salmo 141, nella tarda serata del 3 ottobre 1226, all’età di circa 45 anni.

A meno di due anni dalla sua morte, il 16 luglio 1228, Papa Gregorio IX proclamò Francesco santo, alla presenza di sua madre Madonna Pica, di suo fratello Angelo, di altri parenti, del vescovo Guido di Assisi, di numerosi cardinali e vescovi e di una folla di popolo mai vista prima. La festa di San Francesco d’Assisi fu stabilita per il 4 ottobre. La vita di Francesco, segnata da momenti di grande fede e ispirazione, non si concluse con la sua morte: la sua eredità spirituale avrebbe continuato e continua a risplendere.

Citazione

“Il Cantico delle Creature”, conosciuto anche come “Il cantico di Frate sole e Sorella Luna” è la prima poesia scritta in italiano.

Si tratta di una lode a Dio, alla vita e alla natura che viene vista in tutta la sua bellezza e complessità.

Altissimo, onnipotente, buon Signore
tue sono le lodi, la gloria e l’onore
ed ogni benedizione.
A te solo, Altissimo, si confanno,
e nessun uomo è degno di te.

Laudato sii, o mio Signore,
per tutte le creature,
specialmente per messer Frate Sole,
il quale porta il giorno che ci illumina
ed esso è bello e raggiante con grande splendore:
di te, Altissimo, porta significazione.

Laudato sii, o mio Signore,
per sora Luna e le Stelle:
in cielo le hai formate
limpide, belle e preziose.

Laudato sii, o mio Signore, per frate Vento e
per l’Aria, le Nuvole, il Cielo sereno ed ogni tempo
per il quale alle tue creature dai sostentamento.

Laudato sii, o mio Signore, per sora Acqua,
la quale è molto utile, umile, preziosa e casta.

Laudato sii, o mio Signore, per frate Fuoco,
con il quale ci illumini la notte:
ed esso è robusto, bello, forte e giocondo.

Laudato sii, o mio Signore, per nostra Madre Terra,
la quale ci sostenta e governa e
produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba.

Laudato sii, o mio Signore,
per quelli che perdonano per amor tuo
e sopportano malattia e sofferenza.
Beati quelli che le sopporteranno in pace
perché da te saranno incoronati.

Laudato sii, o mio Signore,
per nostra sora Morte corporale,
dalla quale nessun uomo vivente può scampare.
Guai a quelli che morranno nel peccato mortale.
Beati quelli che si troveranno nella tua volontà
poiché loro la morte non farà alcun male.

Laudate e benedite il Signore e ringraziatelo
e servitelo con grande umiltate.